Cosa offre la scuola e cosa cercano le imprese
La scuola sta di fatto emulando il mercato per produrre i migliori profili immediati da inserire nella catena del valore. Da qui l’ossessione per il voto e la reputazione di chi determina quel giudizio – la scuola di provenienza.
Imprese, scuole e studenti si sono rincorsi per coltivare i profili più meritevoli. Ma può ancora funzionare questo sistema considerando che le variabili sociali stanno cambiando radicalmente? No.
La scuola si è intestardita su questo modello fisso e fatica a comprendere che fisiologicamente a noi umani resta lo spazio dell’ignoto e dell’imprevisto che ai robot privi di immaginazione sono – di certo per ora – sconosciuti: scovare problemi nascosti e risolverli facendo uso dello spirito critico individuale e della correlata creatività (il lato destro del cervello).
Tale attitudine a cogliere problematiche e nel risolverle resta una prerogativa solo nostra.
Saprà la scuola adeguarsi rinunciando al sistema militare messo in piedi? Sì, se avrà il coraggio e la capacità di innovare la didattica per stimolare caratteri unici quali il pensiero critico, la creatività, l’immaginazione. Per questo i problemi grandi o piccoli che il mercato – e la società che lo esprime – stanno affrontando devono essere riportati all’interno dell’ambiente scolastico spingendo lo studente ad apprendere come affrontare questioni complesse da risolvere senza ricevere passivamente le risposte direttamente dagli insegnanti, come accade oggi.
Non conta più l’abilità di accumulare conoscenze per eseguire procedure valutate con il voto; importa la capacità di adattarsi alle trasformazioni del tempo, anticipare e risolvere problemi in modi sempre nuovi.
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