La scuola serale contribuisce ancora oggi alla costituzione di una base culturale comune dell’Italia

Non so se il premier Mario Draghi o il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi abbiano mai visto dal vivo una scuola serale, gli adulti che la frequentano, gli insegnanti che ci lavorano, insomma il mondo che ruota intorno a questo angolo nascosto della scuola italiana.

La scuola serale

È un’esperienza che dovrebbero fare – il ministro Bianchi più che il premier, visto che è addirittura titolare della cattedra Unesco “Educazione crescita e uguaglianza” -, si accorgerebbero subito che differenza c’è fra addestramento, formazione professionale e istruzione.
Forti di questa nuova consapevolezza, maturerebbero certamente una diversa visione del rapporto fra economia, politica e istruzione.

Il fondamento principale della democrazia è la conoscenza: chi vive nell’ignoranza e nella superstizione è manipolabile e controllabile, per partecipare bisogna conoscere. D’altra parte la conoscenza è un processo faticoso per l’individuo, discretamente costoso per la società e rischioso per chi comanda, non sai mai cosa farà l’essere umano quando scopre che la sottomissione in cui è vissuto non è figlia dell’ordine naturale delle cose. Che può riscattarsi, che può liberarsi.

L’onda dei neo-alfabetizzati è arrivata già da tempo anche nei corsi serali delle scuole superiori con un duplice effetto: diminuisce l’età media degli iscritti di origine italiana e aumenta il numero di stranieri adulti. Il primo fenomeno è da correlare all’aumento dell’abbandono scolastico, chi non ha finito gli studi prova a frequentare il serale per riscattare il fallimento (e ci riesce quasi sempre).

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