Riaprire le scuole non è “un segnale di speranza”. Ciò che serve davvero va oltre gli slogan
Tornano. Al 50%, ma anche al 60%, oppure fino al 75%, eventualmente anche al 100%. Che detto così sembrano le percentuali del cioccolato, quando devi scegliere il fondente.
La scuola non è “un simbolo, una priorità” che sono bellissime parole, ma poi, gratta gratta, era più facile andare al bar o dal parrucchiere che in classe, senza nulla togliere.
E’ un luogo fisico, in cui gli spazi sono talvolta angusti, e che andrebbe rivisto, rimodernato, messo in sicurezza.
Ed è quel luogo in cui continuano a dover stare sedute in una stessa stanza, per ore, venticinque persone contemporaneamente e non sono bastati una pandemia mondiale e un anno scolastico a singhiozzo per avere classi con al massimo una dozzina di studenti, dove si lavorerebbe molto meglio anche in tempo di pace.
Forse perché significherebbe aumentare il numero delle persone che all’educazione degli studenti sono preposte, ma questo costa molto di più degli slogan, dei bollini sotto ai banchi per indicare le distanze e di qualche flacone di gel.
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