Coronavirus e scuola, perché non possiamo trascurare i rischi (ma piuttosto dobbiamo gestirli)
Scuola sì o scuola no, in presenza, a distanza oppure un po’ e un po’, la discussione sull’apertura degli istituti scolastici continua con toni sempre più accesi.
Ma è un dato di realtà il fatto che l’universo scuola, sia includendo sia escludendo ciò che avviene prima e dopo le lezioni in aula, rappresenta un momento di aggregazione.
Dunque non si può negare completamente la presenza di un rischio di contagio, che è comunque (magari leggermente, ma ancora non lo sappiamo) maggiore rispetto alla situazione in cui lo studente resta a casa. E sicuramente il rischio oggi è più alto rispetto anche solo di qualche mese fa, a causa delle nuove varianti del coronavirus, più trasmissibili, che sono diventate prevalenti (la variante inglese in quasi 9 casi su 10).
Il punto dunque non è se le scuole siano fonte di contagio, ma quanto possano esserlo. Ed è importante chiederselo – come hanno fatto e stanno facendo varie ricerche sul tema – visto che anche continuare a chiedere a bambini e ragazzi di continuare a fare lezione a distanza è un problema sicuramente rilevante, sia per loro, in termini di eventuale riduzione dell’offerta didattica, di una minore socialità, sia per le famiglie che si trovano in smart working a dover contemporaneamente gestire i figli piccoli.
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