I diritti sospesi di un Paese senza reazione
Qualcosa è cambiato. Di profondo, radicale.
Un anno di Covid ha toccato valori che sembravano indiscutibili, personali e costituzionali, religiosi e civili.

La scuola, nell’ultimo anno, si è trasformata in un optional. Lascio agli esperti la descrizione della grande beffa delle lezioni a distanza, tra l’arretratezza delle nostre reti digitali, la scarsità degli strumenti e l’impreparazione degli insegnanti.
Ricordo tutte le settimane passate a gingillarsi sui banchi a rotelle, totalmente inutili, in mancanza di una decisione di fondo: quanto è indispensabile ad un Paese l’istruzione in presenza? Ricordo ancora che, a tutti i livelli, non è tanto importante lo scambio delle nozioni, quanto la discussione e le riflessioni che ne scaturiscono. Elementare, per chiunque abbia studiato.
In Italia il ministro Azzolina è stata lasciata sola ad affrontare un problema che non può essere risolto senza la forza di un intero governo e perfino una decisione univoca del Parlamento.
I temi della libertà di culto e della scuola, diritti Costituzionali, sarebbero classicamente materia di dibattito in Parlamento e l’emergenza richiederebbe un consenso significativo.
Sono diventati solo oggetto di polemiche e non sappiamo come finirà il secondo anno scolastico di emergenza.
Per inciso, con l’abolizione del servizio militare di leva, la Scuola resta l’unico luogo dove si insegna e si apprende la cittadinanza. Inoltre, ammesso che la famiglia riesca a fare la sua parte, in stato di semidetenzione, è a scuola che si imparano gran parte dei rudimenti di gerarchia e disciplina.
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