La scuola riaprirà come sempre (o Conte e Azzolina stanno sbagliando tutto)
Mancano dieci giorni alla fine di giugno e ancora la ministra dell’Istruzione non ha sfornato le linee guida per la riapertura a settembre. Non possiamo pensare che non abbia a cuore il futuro anno scolastico.
Allora ci sono due possibilità: o il governo è tanto debole quanto incapace e al di là della retorica colloca la scuola nel sottoscala dei suoi pensieri (mettendoci nove milioni di ragazzi, i loro genitori, i nonni, gli insegnanti, i presidi, i bidelli, i dsga), o, visto il poco tempo, l’orientamento che si sta consolidando in viale Trastevere sia quello di riaprire a settembre senza traumi, misure draconiane, modifiche strutturali e senza plexiglass e forse senza mascherine, magari modificando l’orario d’entrata delle classi per evitare gli assembramenti globali.
Un’idea non c’è, oltre il Pia Pai (chiedete ai docenti e vi divertirete). Né Azzolina né Conte sono riusciti ad andare al di là dell’ordinario e lo stato di eccezione, non utilizzando l’emergenza Covid per dare una poderosa sterzata ai guasti lasciati dalle riforme deleterie degli ultimi quindici anni.
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