Il “copia-incolla” come stile di vita: ecco perché la scuola deve intervenire
Il copia e incolla è ormai diventato una normalità, e non parliamo solo dei compiti degli studenti, ma di una vera e propria “cultura” che sembra aver assuefatto anche gli insegnanti.
Oggi la quasi totalità dei lavori di ricerca assegnati agli studenti, a qualsiasi livello, genera la riproduzione più o meno elaborata di fonti reperite sul web, e sin qui poco male perché da qualche parte si deve cominciare.
Il problema è che spessissimo, però, gli esiti della ricerca vengono presentati come frutto del proprio ingegno.
Smantellare la pratica-barriera, ormai patologica, del “copia e incolla” è diventato dunque un obiettivo primario per i docenti della scuola. Per combattere questa battaglia, però, servono armi adatte, in grado di colpire “selettivamente”.
I motori di ricerca come Google sono un potente strumento di contrasto se si sa come effettuare ricerche mirate, a partire dal testo elaborato da uno studente. Tuttavia è uno strumento molto dispendioso per il tempo richiesto quando il numero degli elaborati diventa anche solo qualche decina.
Sarebbe dunque opportuno dotare tutte i docenti delle scuole di licenze di accesso ad almeno un software di analisi antiplagio o, in alternativa, che il MIUR finanzi lo sviluppo di un software open-source antiplagio per le scuole e le università.
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