Giannini: «Insegneremo ai prof come parlare d’amore in classe»
di Antonella De Gregorio
Non ne parla la scuola, o lo fa male. E tra progetti di legge abortiti o osteggiati, da quarant’anni il Paese è fermo. Unico in Europa (con Polonia e Bulgaria) a non prevedere l’educazione sessuale o all’affettività nei curricula scolastici.
Ci sono esperienze frammentate, promosse da esperti, associazioni o Asl, pagate dagli enti locali (o, più spesso, dai genitori). Mentre manca un piano educativo generale, un quadro di riferimento normativo.
Ma la ministra dell’Istruzione, Stefania Giannini, ha annunciato che «entro la prima metà di ottobre» verranno presentate le linee-guida nelle scuole italiane.
L’impegno della scuola, ha detto ancora la ministra, deve essere quello di «recuperare la consapevolezza della parola, riscoprendo il lessico dell’amore». Occorre poi «un’alleanza tra scuola e società. Noi forniremo gli strumenti, ma bisogna anche ricreare un contesto sociale fertile, coinvolgendo genitori, scuola, associazioni e mondo reale. Se ci fermiamo davanti al tabù, se ci fermiamo davanti alla paura del linguaggio, ecco che i risultati sono quelli che abbiamo tutti davanti agli occhi».
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